Non solo siccità, in Italia i cambiamenti climatici all’opera «più velocemente del previsto»

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Non solo siccità, in Italia i cambiamenti climatici all’opera «più velocemente del previsto»

«È come se quello che gli scenari prevedono si stia avverando in anticipo», avvertono dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici. In autunno piogge violente ed erosione. Realacci: «Mettere in campo azioni concrete».
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Ormai la frittata è – in parte – già fatta: la siccità che tiene sotto scacco il Paese, spinta dai cambiamenti climatici, sarà una compagna con cui l’Italia avrà spesso a che fare. «Non è il primo anno e sarà un comportamento sempre più frequente, sembra quasi che la realtà superi lo scenario», spiega Paola Mercogliano dal Cmcc (Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici), sottolineando che lo «scenario» in questione è anche abbastanza “ottimistico”, perché offre un modello climatico sull’Italia per il 2021-2050 che prende in considerazione un’ipotesi di emissioni di CO2 medio-basse: in Italia si abbatterà un «aumento dei periodi di siccità, ovvero un intervallo di tempo più lungo tra due periodi di pioggia, e una diminuzione delle piogge estive del 20%, rispetto ad oggi; cosa che per esempio al sud, dove piove già poco, è veramente tanto».

Sulla crisi che è già in corso è intervenuto ieri il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, chiamato in audizione nella commissione Ambiente della Camera. «Per affrontare la siccità servono misure di breve, medio e lungo periodo – ha rimarcato il presidente della commissione, Ermete Realacci – Sicuramente va tenuto presente il contesto dei mutamenti climatici e vanno portati avanti gli accordi internazionali di Parigi».

Il Paese non può permettersi di cadere nella rassegnazione. Da una parte, in quanto una lotta concreta contro l’avanzata dei cambiamenti climatici  – che in Italia avanzano più rapidamente di quanto accada a livello globale, come ha appena ricordato l’Ispra -è indispensabile affinché la situazione non precipiti ulteriormente nei prossimi anni; dall’altra, perché non investire sull’adattamento dei territori ai cambiamenti climatici già in corso avrebbe effetti drammatici nell’immediato. La lista delle cose da fare è molto lunga.

«L’Italia deve mettere in campo azioni concrete, come ad esempio – snocciola Realacci – la manutenzione e l’efficientamento delle rete idrica che, in media, perde il 38% di acqua; con punte altissime di spreco. È importante anche una cura attenta e un maggior numero di invasi per conservare l’acqua piovana, in modo da rafforzare le riserve idriche per l’estate. Ci sono interventi di medio periodo anche in agricoltura che possono certamente aiutare: penso ad un progressivo abbandono dell’irrigazione a pioggia e a scorrimento a favore di quella a goccia; così come l’incentivazione di colture tipiche italiane come la vite, il grano e l’olivo che richiedono meno acqua rispetto ad altre, come il mais ad esempio, che hanno maggiore bisogno di risorse idriche. Vi è poi l’aspetto immediato delle politiche di manutenzione e cura del territorio, a partire dagli interventi per arginare il dissesto idrogeologico, sino ad arrivare ad una adeguata programmazione dei servizi di prevenzione».

Anche perché, mentre in Parlamento si discute dell’emergenza siccità, alle porte se ne appresta un’altra, direttamente collegata: «Le acque del Mar Mediterraneo – dichiara al proposito Lina Davoli, docente di Geomorfologia dell’Università La Sapienza di Roma ed esponente dell’Associazione italiana di geografia fisica e geomorfologia – si stanno riscaldando di 2-3°C in più rispetto al valore medio e ciò potrà favorire, verso la tarda estate-inizio autunno, (settembre-ottobre) la genesi di perturbazioni cicloniche potenti, in grado di provocare piogge violente e intense. Tali fenomeni, verificandosi su suoli asciutti per la prolungata siccità, o ancora peggio se ricoperti dalla cenere degli incendi e privi della copertura protettiva della vegetazione, potranno dare luogo a fenomeni di erosione del suolo estremamente intensi».

Ora e nel prossimo futuro ci saranno dunque meno piogge, sì, ma quando pioverà pioverà tanto, e non servirà neanche granché perché la terra sarà già arida. Nello scenario delineato dal Cmcc, ad esempio, nel Nord Italia ci sarà un aumento della siccità in estate e un aumento delle piogge in autunno. «Sembra di vivere già nello scenario ipotizzato – chiosa Mercogliano – noi ci aspettavamo qualcosa, che invece sta già succedendo, e sta succedendo con maggiore velocità di quella che ci aspettavamo. È come se quello che gli scenari prevedono si stia avverando in anticipo».

L. A. 

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