L’Eruzione distruttiva del vulcano Thera dell’isola di Santorini
L’eruzione del vulcano Thera, avvenuta 3600 anni fa, è il fenomeno distruttivo più potente che l’Umanità abbia mai conosciuto. Le piaghe d’Egitto “causate” dalla gigantesca eruzione?
Tratto da www.latelanera.com
Le Isole del Mar Egeo sono state abitate fin dai tempi più antichi, dapprima ospitando gli embrioni della futura Civiltà Occidentale e poi divenendo il ponte naturale attraverso il quale Europa e Asia hanno commerciato, si sono combattute e si sono studiate vicendevolmente.
Tutto ciò è avvenuto nonostante questa sia una delle zone simicamente più instabili del pianeta, costituendo il punto il cui ben quattro placche tettoniche (euroasiatica, egea, turca e africana) si muovono e si sovrappongono.
Nel corso dei secoli questi moti hanno generato terremoti, maremoti e attività vulcaniche, ma hanno anche dato vita al fenomeno distruttivo più potente che l’Umanità abbia mai conosciuto, un mostro di terra e di fuoco la cui potenza è superiore a quella di migliaia di testate nucleari.
Il suo nome è Thera e questo vuole essere il racconto del suo ultimo, terribile, risveglio e delle ripercussione che esso ha avuto sulla Storia dell’Umanità.
I quattro giorni che sconvolsero la Storia
Siamo nel Mediterraneo Orientale, in un periodo compreso tra il 1627 a.c. e il 1600 a.c.
La Civiltà Minoica ha raggiunto il suo apice di potenza e l’isola di Thera – chiamata anche Santorini – é uno dei suoi capisaldi, forte sia della sua posizione commercialmente strategica sia di una conformazione fisica unica, sviluppandosi come un gigantesco porto naturale con un’unica apertura verso sud.
In passato sull’isola si sono già verificate attività eruttive di modeste entità, ma si è trattato sempre di eventi sporadici, che non hanno intaccato il benessere della popolazione e chi sono sempre apparentemente risolti dopo il giusto numero di sacrifici a Poseidone, il dio che scuote la terra: stavolta, però, la situazione è ben diversa e nessuna delle ecatombi fatte dai sacerdoti minoici potrà impedire il disastro che sta nascendo nel sottosuolo.
Tutto comincia con una serie di scosse di terremoto che scuotono l’isola per mesi, mentre le acque circostanti divengono ricolme di cadaveri di pesci, uccisi dalle esalazioni di zolfo rilasciate da spaccature sottomarine.
I danni sono ingenti e i morti sicuramente molti: dopo aver visto fallire le preghiere e i sacrifici dei loro sacerdoti, gli abitanti si convincono a lasciare Santorini (come suggerito dal fatto che non sono stati trovati scheletri o resti umani sotto i detriti, come invece avvenuto per Pompei) e cercano rifugio sulle isole vicine.
Inutilmente.
L’intera Thera, infatti, non è altro che un enorme vulcano di tipo pliniano, un genere di vulcano il cui magma particolarmente viscoso tende a trattenere i gas per periodi molto lunghi e genera quindi enormi pressioni nel sottosuolo: le eruzioni di questo tipo sono molto rare e distanziate nel tempo, ma proprio per questo riescono a raggiungere una potenza distruttiva che va ben oltre la semplice fuoriuscita di lava.
Sono passati 17.000 anni dall’ultima eruzione e la terra, ormai, non riesce più a trattenere le energie che si sono accumulate sotto di essa: dopo un’esplosione iniziale, dal cono vulcanico comincia a fuoriuscire una densissima colonna di cenere, detta “colonna pliniana”, che il vento sposta rapidamente verso est.
Tale è la quantità di polveri rilasciata dal Thera da raggiungere persino il Mar Nero e da condizionare il clima dell’intero pianeta, mentre per chilometri e chilometri piovono frammenti piroclastici, ossia frammenti di lava che possono raggiungere anche dimensioni considerevoli (le cosiddette “bombe piroclastiche”), che ovunque portano morte e devastazione.
È a questo punto che il vulcano entra nella sua vera fase critica.
Dalle spaccature così venutesi a creare, l’acqua marina entra in contatto con il magma rovente, generando un’esplosione immane che spacca l’isola in più punti (facendole assumere la fisionomia attuale, ossia quella di un piccolo arcipelago) e il cui boato è tanto forte da raggiungere persino l’Egitto: con il cono vulcanico in frantumi, un’immensa nube ardente si riversa fuori dalla terra, un fronte di gas la cui temperatura oscilla tra i 500 e i 1200° e che schizza fuori a una velocità di circa 300 km/h.
Come succederà a Pompei ed Ercolano circa 1600 anni dopo, la nube ardente ricopre tutto con uno strato di fango e lava spesso parecchi metri, cancellando ogni cosa sull’isola e incenerendo le eventuali navi che in quel momento stavano transitando nelle sue vicinanze.
E mentre il fuoco sotterraneo esaurisce le sue ultime spinte, tocca all’acqua portare avanti l’ultima fase di questa tragedia, sotto forma di una serie di grandi tsunami (gli studiosi sono discordi: c’è chi parla solo di un’onda, chi di due, chi, invece, di diverse onde che si susseguirono per ore o addirittura per giorni) alti fino a 30 metri che in breve tempo spazzano via ogni cosa sul loro cammino, lasciandosi dietro decine di migliaia di morti e le rovine di intere città distrutte dalla loro violenza.
Tracce di quest’ultimo cataclisma sono state trovate fino in Tracia (a Nord), a Creta (a Sud), sulle coste della Turchia e della Palestina (ad Est) e persino sulle coste orientali della Sicilia (a Ovest), segno inequivocabile di una potenza distruttiva che non verrà mai più incontrata dai popoli del Mediterraneo.
A questo punto il vulcano ha esaurito gran parte della sua forza e anche se piccole eruzioni ed emissioni di materiale piroclastico si alterneranno nei giorni successivi, si può dire che il Thera abbia ricominciato a dormire.
Il cataclisma è durato solo quattro giorni, ma sono bastati per portare la morte a decine di migliaia di persone, per distruggere un’intera civiltà e per stravolgere per sempre la Cultura Occidentale.
Le conseguenze dell’eruzione del Thera (Santorini): il crollo della Civiltà Minoica
All’indomani dell’esplosione di Santorini, la situazione in cui versano Creta e le altre colonie Minoiche è sicuramente drammatica, con una popolazione falciata dal cataclisma e le città devastate dalle esplosioni o dalle onde anomale. I feriti vengono curati e già si cerca di ricostruire ciò che è stato distrutto, ma i danni che il Thera ha causato vanno ben oltre le semplici possibilità di riparazione materiale e feriscono dritto al cuore l’economia e la cultura di questo popolo.
Fino a poco tempo prima, infatti, la vita religiosa e politica minoica era stata diretta da una classe sacerdotale femminile legata a una serie di divinità, tra cui spiccava il culto della Potnia, o “Signora”, che null’altro era se non il nome cretese con cui veniva identificata la “Grande Madre” delle culture mediterranee pre-indoeuropee.
A queste sacerdotesse spettava il compito di interpretare la volontà degli dèi (è dimostrato l’uso dello zafferano come allucinogeno durante i rituali religiosi) e di soddisfarne la volontà tramite il tributo di sacrifici e la celebrazione di giochi rituali (tra i quali la famosa taurocatapsia,il salto del toro immortalato in numerose pitture murali): queste funzioni costituivano anche la base del potere politico di questa classe, che in tal modo manteneva anche importanti funzioni amministrative.
È facile immaginare che la fiducia riposta in questa classe sia stata messa drammaticamente in crisi dalla catastrofe del Thera, interpretata come una punizione divina che le sacerdotesse non erano riusciti né a prevedere (l’abbandono di Santorini deve essere stato causato più dai terremoti che da una vera intuizione di ciò che stava per accadere) né, tantomeno, a stornare.
Su questo aspetto è utile ricordare come in più di un sito siano state rinvenute tracce che fanno supporre che nei giorni dell’eruzione si fosse tentato di placare gli dèi persino con dei sacrifici umani, pratica che presso i minoici (come presso molte altre cultura antiche) veniva riservata a casi di eccezionale gravità.
Il fallimento persino di questi tentativi estremi deve aver influito in maniera molto pesante sui rapporti di forza della società minoica dell’ultimo periodo.
A un simile terremoto politico-culturale, si accompagnò sicuramente una crisi profonda di ciò che fino a quel momento era stato il fondamento della potenza minoica, ossia la talassocrazia, il dominio del mare tramite il controllo delle rotte commerciali e l’uso di forti flotte militari.
Per secoli le navi minoiche avevano solcato i mari dall’Egitto al Mar Nero e dall’Anatolia alla Spagna, divenendo i fornitori pressoché esclusivi di numerosi prodotti, mentre le loro flotte militari ne avevano esteso l’influenza politico-culturale in tutto l’Egeo e in Grecia (quest’ultimo è un punto ancora controverso, anche se la teoria della cosiddetta “pax minoica”, che riteneva questo un popolo totalmente pacifico, sta trovando sempre meno seguito presso gli storiografi).
All’indomani dell’eruzione di Thera, però, le flotte navali e commerciali sono state in gran parte affondate dagli tsunami o incenerite dalle nubi ardenti, mentre molte infrastrutture portuali sono state distrutte dai terremoti: i minoici si trovano, così, improvvisamente privi del loro principale strumento di potenza e perdipiù isolati da quelle rotte commerciali che fornivano alle loro comunità quei beni che le loro isole povere e aspre non potevano offrire.
La crisi che seguì a questi eventi rappresentò un colpo mortale per la civiltà minoica e anche se le città vennero presto ricostruite, dando inizio al periodo di massimo splendore architettonico e artistico (la cosiddetta “Fase Neopalaziale”), la potenza della talassocrazia era ormai finita per sempre e quella che era stata una delle più grandi potenze del Mediterraneo si avviò lungo un inevitabile declino che avrebbe portato, circa un secolo e mezzo dopo, alla conquista di Creta da parte dei Micenei.
Le conseguenze dell’eruzione del Thera: il Mito di Atlantide
L’isola di Thera potrebbe essere Atlantide?
Di primo acchito questa potrebbe sembrare una domanda banale, di quelle che vengono proposte nei programmi televisivi del mistero per intrigare il pubblico, eppure si tratta di una teoria seria, che ha trovato molti sostenitori tra gli archeologi e gli storici di tutto il mondo.
Esaminiamo i fatti.
Il primo a parlare di Atlantide fu il filosofo ateniese Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia: nel primo, il personaggio di Crizia (zio dello stesso filosofo e capo dei “Trenta Tiranni” di Atene) racconta ai suoi compagni di come al legislatore ateniese Solone, recatosi in Egitto per completare la propria istruzione, fosse stata raccontata da un sacerdote di Sais un’antichissima storia riguardante la città di Atene.
Secondo questo racconto, novemila anni prima, oltre le Colonne d’Ercole era esistito un vasto continente di nome Atlantide, la cui dinastia regnante aveva spinto la propria ambizione fino a conquistare l’Italia e l’Africa fino, per poi tentate di invadere anche la Grecia.
Tali progetti di conquista si sarebbero, però, scontrati con la resistenza della città di Atene, che ora da sola, ora al comando di una coalizione pangreca, sarebbe riuscita prima a respingere l’invasione e poi a liberare tutte le terre aldiquà delle Colonne d’Ercole.
A questo punto, l’ira degli dei si sarebbe abbattuta su Atlantide, che in un giorno e una notte sarebbe stata inghiottita dal mare da una serie di terrificanti terremoti e inondazioni.
Nel Crizia, invece, lo stesso personaggio ne descrive lungamente la storia e la cultura, presentandola come un impero vasto e ricchissimo, per secoli governato in armonia da una stirpe di dieci re discendenti da Poseidone.
Anche se risulta subito palese come queste storie siano state impiegate da Platone per sostenere le proprie teorie politiche e filosofiche, nel corso dei secoli sono stati in molti a chiedersi se il fondatore del’Accademia non avesse comunque tratto ispirazione da un corpus di leggende preesistente e, se ciò fosse stato vero, dove sarebbe stato possibile collocare la misteriosa isola di Atlantide.
Sorvolando sulle varie teorie fatte fino a ora (Atlantide è stata identificata con l’America del Nord, con le Canarie, con Malta e persino con la Sardegna Nauragica) possiamo concentrarci su quella proposta inizialmente, ossia se la leggenda possa essere in qualche modo legata alla catastrofica eruzione dell’isola di Thera e, spingendoci ancora oltre, se proprio a Santorini possa essere assegnato il nome di Atlantide.
Il primo parallelo tra la realtà e la storia sorge spontaneamente nel collegare le catastrofi che hanno colpito entrambe le isole, seppur con risultati diversi (Atlantide affonda lasciando una distesa di banchi di fango che impediscono la navigazione, mentre Thera si spacca in più punti, ma resta emersa), mentre un altro emerge raffrontando la geografia di Santorini con quella della capitale del continente perduto.
Nel Crizia, infatti, vi è scritto come questa città sorgesse nel luogo dove Poseidone, allo scopo di proteggere Clito (una ragazza di cui si era innamorato e con si era unito) aveva circondato la collina dove ella viveva e le terre circostanti con tre cerchie di mare e due di terra perfettamente concentriche e di ugual misura. Successivamente, gli Atlantidei, discendenti del dio e di Clito, avrebbero scavato un lunghissimo canale per collegare la loro capitale con il mare esterno.
Questa descrizione ricorda molto da vicino di Thera prima dell’esplosione, che si presentava come un’isola di forma circolare (tipica delle isole vulcaniche) con una laguna interna e un’isoletta minore su cui doveva sorgere il cono vulcanico.
Altro punto interessante è il rituale che secondo Platone i dieci re compivano prima di giudicare un reo, secondo cui essi dovevano dare la caccia con bastoni e corde fino a quando non riuscivano a catturare un esemplare adatto per il sacrificio propiziatorio.
Il toro era uno dei simboli di Creta e tali “cacce” rituali hanno fatto pensare a molti storici alla già citata taurocatapsia, i giochi sacri che nel mondo minoico (non dimentichiamo che Thera era uno dei capisaldi di quella civiltà) precedevano i sacrifici religiosi.
Certo, accettare la teoria che identifica Atlantide con Thera (o con Creta, piccola variante che parte dagli stessi presupposti) rende necessario ignorare anche molti dei particolari lasciati da Platone, primo fra tutti il fatto che secondo la leggenda essa dovesse trovarsi aldilà dello Stretto di Gibilterra, ma gli studiosi che sostengono tale visione chiamano in causa ora gli errori di traduzione, ora l’ingigantimento dei fatti operato dalla lunga riproposizione orale di queste storie antiche, ora l’intervento deliberato di Platone, che potrebbe aver attinto a un corpus di leggende preesistente, modificate in modo da renderle più attinenti ai suoi scopi.
La questione è tuttora aperta, ma sia i detrattori quanto i sostenitori di tale teoria sono concordi nel sostenere che, se la Leggenda di Atlantide ha una base reale, l’unico evento naturale che può averla ispirata è l’eruzione del Thera del 1600 a.c.
Le conseguenze dell’eruzione di Santorini: Ebrei, Egiziani e Cinesi
Dalla descrizione precedentemente fatta dell’eruzione e delle sue conseguenze, sorge spontaneo chiedersi se siano mai state trovate testimonianze di un suo impatto presso altre culture, oltre che per quella greca: la risposta non è univoca, ma vi sono studiosi che sostengono come si possano trovare fonti presso testi ebraici, egiziani e cinesi.
Per la prima fonte vengono chiamati in causa, in particolare, le famigerate Dieci Piaghe d’Egitto e l’attraversamento del Mar Rosso da parte degli Ebrei: nel suo libro I misteri delle Civiltà Perdute, il giornalista Philips Graham sostiene che entrambi questi eventi siano dovuti all’eruzione del Thera, portando a riprorva di questa sua affermazione i raffronti con le eruzioni del Krakatoa del 1883 e del Mount Saint Helens del 1980.
Secondo Graham, ben nove piaghe su dieci troverebbero spiegazione razionale per un’eruzione, dovendosi escludere solo quella della morte dei figli primogeniti (anche se alcuni studiosi sostengono che essa sia una reminescenza del fatto che molti egiziani perirono per aver mangiato cibi contaminati dalla cenere vulcanica, mentre gli ebrei si salvarono e perché si trattava di alimenti a loro proibiti): ecco una sintesi delle spiegazioni da lui fornite.
Piaga |
Spiegazione |
Tramutazione dell’acqua in sangue |
Una colorazione sanguigna dell’acqua è tipica laddove la cenere vulcanica presenti forte contenuto di ferro |
Invasione di rane dai corsi d’acqua |
I pesci predatori dei girini sarebbero stati avvelenati dalla cenere vulcanica, facendo giungere a maturazione una quantità di esemplari enormemente superiore al normale |
Invasione di zanzare |
La scomparsa dei loro predatori naturali le avrebbe fatte proliferare enormemente |
Invasione di mosconi |
La scomparsa dei loro predatori naturali le avrebbe fatte proliferare enormemente |
Moria del bestiame |
Inalazione di polveri tossiche |
Ulcere su animali e uomini |
Ustioni causate dalle ceneri vulcaniche acide. Alcuni chiamano in causa le epidemie portate dalle zanzare |
Grandine |
Pioggia di lapilli e bombe vulcaniche: Graham si rifà alla tradizione yahwista, che parla di una “pioggia di fuoco” |
Invasione di cavallette |
Come per mosconi e zanzare |
Tenebre |
La nuvola conseguente all’eruzione del Thera: secondo alcuni studi, essa avrebbe raggiunto anche il Medio Egitto, risparmiando le zone del Delta, dove si trovavano gli Ebrei |