Gli islandesi perforeranno Surtsey, una delle isole vulcaniche più giovani al mondo
Il progetto aiuterà a capire come nascono e si trasformano le isole che si formano negli oceani grazie all’azione di attività vulcanica.
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Gli islandesi sono grandi esperti nel perforare vulcani, non fosse altro perché l’intera isola su cui abitano è vulcanica. Recentemente per esempio hanno perforato un vulcano giungendo molto vicini alla camera magmatica. Ora però vogliono perforare una delle isole vulcaniche più giovani al mondo: la piccola Surtsey che venne alla luce in prossimità della costa sud-occidentale dell’Islanda tra il 1963 e il 1967.
Un gruppo di geologi e biologi si propone di esplorare questo nuovo mondo nato tra terra e mare al cui interno vi sono già fiorenti colonie di microbi.
Spiega Magnus Gu Mundsson, vulcanologo dell’Università d’Islanda a Reykjavik: «La nostra scommessa è di ottenere un quadro dettagliato dell’attività vulcanica che origina isole oceaniche. E tra le tante cose vorremmo anche scoprire come i minerali presenti nelle acque calde rendano le rocce così forti da resistere alle forze disgregatrici dell’Oceano Atlantico. Questo, forse, permetterà agli ingegneri di produrre cementi più resistenti».
I biologi del team di ricerca, dal canto loro, hanno altri interessi: desiderano comprendere come alcuni organismi riescano a vivere estraendo energia dai minerali delle rocce e dai fluidi caldi. «Una ricerca importante che potrebbe aiutarci a capire il ruolo della biosfera crostale profonda che esiste nei nostri oceani», ha sottolineato Steffen Jorgensem dell’Università di Bergen, in Norvegia.
Una perforazione attraverso le rocce dell’isola era già stata realizzata nel 1981, e aveva raggiunto una profondità di 181 metri. Da allora un gruppo di microbiologi ha monitorato il foro osservando due fenomeni: prima di tutto, un raffreddamento continuo che ha portato i fluidi da una temperatura di 140°C a 130°C; secondo, le acque proliferano di organismi.
«Ora potremo capire, grazie a un confronto, come le popolazioni microbiche sono cambiate nel tempo», ha spiegato lo scienziato.
La nuova perforazione verrà realizzata con un certo angolo rispetto alla superficie al fine di incontrare e studiare l’acqua calda che filtra attraverso una rete di fratture all’interno dei crateri vulcanici che compongono l’isola. Se tutto andrà come previsto entrambi i fori raggiungeranno il fondo originale del mare che vi era prima dell’inizio delle eruzioni del 1960, che si trova a 190 metri di profondità.
Il lavoro sarà molto complesso, non tanto per la profondità del foro, che sinceramente non è molto (l’uomo ha raggiunto anche i 10.000 metri di profondità), ma per preservare al meglio l’isola e il suo delicato ambiente, che è Patrimonio dell’Umanità.