Giugno agitato per Yellowstone ma non dovrebbero esserci problemi imminenti

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Giugno agitato per Yellowstone ma non dovrebbero esserci problemi imminenti

Nelle ultime settimane il supervulcano ha fatto registrare 878 terremoti, infrangendo un record quinquennale. Tuttavia, secondo gli esperti non è segno di un imminente risveglio.
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Giugno 2017 è stato un mese agitato per il supervulcano dello Yellowstone. Il gigante dormiente sotto al Parco Nazionale più famoso d’America è stato scosso, a partire dal 12 giugno e per 15 giorni, da 878 terremoti: uno sciame sismico in piena regola, con 464 eventi in una settimana soltanto, un record mai toccato negli ultimi 5 anni.

La maggior parte delle scosse non ha superato la magnitudo 1, ma in un caso si è arrivati a 4.4, il terremoto più violento nell’area protetta dal 2014. Tuttavia, a differenza di quel che si potrebbe pensare, non si tratterebbe di un segnale allarmante.

Nessun timore (per ora). La probabilità di un’eruzione rimane di 1 a 730 mila, e il livello di allerta deciso dalle autorità è fermo sul verde (cioè allerta “base”). Gli eventi sismici sono comuni per il supervulcano, che ne registra 1500-2000 ogni anno, il 40-50% dei quali concentrati in sciami sismici.

Per far temere un’imminente eruzione si dovrebbero verificare altre circostanze contemporaneamente, come la deformazione del suolo e cambiamenti nelle sorgenti idrotermali o nelle emissioni di gas. Ecco perché la presenza dei soli eventi sismici – comunque strettamente monitorati – non desta particolari preoccupazioni.

Se anche si verificasse un’eruzione si tratterebbe con ogni probabilità di un’emissione di lava, come negli ultimi 80 episodi dall’ultima super eruzione esplosiva che diede origine alla caldera, avvenuta 640.000 anni fa.

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