Forse la civiltà di Rapa Nui non finì a causa della fame
Secondo nuovi rilievi archeologici la popolazione dell’Isola di Pasqua non si estinse per la distruzione sconsiderata delle risorse. Aveva anzi sviluppato una precoce consapevolezza ambientale
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Sulle ragioni del tramonto della civiltà dell’Isola di Pasqua non esiste ancora un’ipotesi chiara. Quella prevalente vuole che quando gli esploratori europei giunsero a Rapa Nui nel 1722, trovarono una sparuta popolazione autoctona, ridotta allo stremo dalla carenza di cibo e dal sovrasfruttamento delle risorse naturali, incline alla guerra civile e vulnerabile alle malattie importate dai colonizzatori.
Un disboscamento precoce avrebbe esaurito le foreste di palme dell’isola lasciando i locali senza il legno necessario a costruire canoe, e rendendo difficili le attività di pesca. Da qui il ricorso alle risorse agricole, con il depauperamento del suolo e la necessità di sfamarsi con l’unica riserva abbondante di cibo: i ratti.
Ma andò proprio così? Alcune recenti scoperte stanno però aprendo crepe in questa teoria. L’ultima in ordine di tempo sembra dimostrare che gli abitanti dell’isola, lungi dall’aver compiuto un “ecocidio”, distruggendo le poche riserve alimentari del luogo, si fossero invece ben adattati alle difficili condizioni dell’habitat, dimostrando una sensibilità ecologica precoce che stride con la visione moderna del depauperamento del territorio.
Lo studio dell’Università di Bristol (Gran Bretagna) è stato pubblicato sull’American Journal of Physical Anthropology. I ricercatori hanno scoperto che metà delle proteine consumate sull’isola derivava da pesce e frutti di mare – una quantità più elevata di quanto stimato finora. Inoltre, i vegetali consumati provenivano da un suolo appositamente trattato per migliorarne la resa, per esempio aggiungendovi fertilizzanti naturali.
Le scoperte sono state rese possibili dall’analisi al radiocarbonio di materiale archeologico – ossa umane e animali e resti di piante – di un periodo a partire dal 1400, e di campioni di suolo e di piante moderni prelevati dall’isola. Alcuni dei reperti storici conservati ad Oslo erano stati prelevati dal celebre esploratore norvegese Thor Heyerdahl (ne avevamo scritto qui).
Studiando le percentuali di isotopi nei reperti è stato possibile capire di che cosa si nutrissero gli abitanti di Rapa Nui. E anche se i ratti non si possono escludere dal menù, lo studio dimostra che non erano certo il piatto prevalente. Soprattutto, la capacità di arricchire il suolo per rese migliori dimostra una consapevolezza della sua povertà di nutrienti, e un’attenzione alle risorse che alla moderna interpretazione della storia era finora sfuggita.