Come facciamo a capire se un segnale radio è alieno? Semplice, per esclusione!
Gli astronomi del radiotelescopio di Arecibo a Porto Rico hanno individuato un radio segnale insolito proveniente dalla nana rossa Ross 128, una stella a 11 anni luce da noi. Gli impulsi “quasi periodici” sono stati captati il 12 maggio nella frequenza dei 4-5 GHz, nell’arco di 10 minuti.
Segnali del genere per questo tipo di stella sono molto insoliti, ma a chi si affrettava a indicare una possibile origine artificiale – alludendo a una mega struttura aliena – gli scienziati hanno risposto che l’ipotesi è “l’ultima rispetto a molte altre spiegazioni plausibili”. Gli impulsi potrebbero essere causati da eruzioni stellari o dipendere dall’interferenza di un oggetto più vicino, come un satellite in orbita terrestre.
Entrambe le ipotesi presentano alcuni problemi, ma in attesa delle verifiche del caso, come si capisce se un segnale radio è alieno, oppure no? In sintesi, e come spiega un articolo pubblicato su The Conversation… per esclusione. Prima di poter considerare un’ipotesi altamente improbabile occorre cioè escludere tutte le altre spiegazioni esistenti.
Il radiotelescopio di Arecibo.
| Shutterstock
Nel 1967, alle prime osservazioni delle pulsar, l’ipotesi di segnali alieni era una delle opzioni sul piatto. Questo, prima che si appurasse che le pulsar sono stelle di neutroni a rapida rotazione. La teoria fantascientifica era stata scavalcata da una spiegazione ancora più interessante, un nuovo ramo ancora non studiato dell’astrofisica. Nessuno rimase deluso.
Nel 1977 fu la volta di un altro misterioso impulso radio, il cosiddetto segnale WOW: dopo un lungo dibattito (non ancora concluso) si ipotizzò derivasse dalle emissioni di idrogeno di una cometa – ma non c’è ancora una risposta definitiva.
Recentemente, altri segnali anomali sono stati individuati dalla stella di Tabby, soggetta a imponenti e repentini cambi di luminosità. Per ora la spiegazione più probabile è che le variazioni dipendano da materiale rimasto in orbita attorno alla stella: prima di pensare a una megastruttura aliena, occorre escludere tutte le possibili cause naturali.
Il 22% della luminosità della stella di Tabby o KIC 8462852, a 1.480 anni luce dalla Terra, appare schermato, dal nostro punto di vista: un oscuramento talmente marcato da non essere spiegabile nemmeno con la presenza di un pianeta grande come Giove nell’orbita dell’astro.
| NASA/JPL-Caltech
Un modo per supplire all’ambiguità dei segnali radio è cercare di sottrarre, dallo spettro delle stelle, i dati sull’atmosfera degli esopianeti che vi orbitano intorno. Questa “firma” molecolare potrebbe rivelare tracce di ossigeno o metano, riconducibili a qualche (seppur primitiva) forma di vita.
E se infine tutte le possibili cause naturali venissero eliminate, che cosa si potrebbe fare? Il vero problema è che siamo in grado di escludere solamente i fattori che conosciamo bene, perché sono già avvenuti. Quindi anche sgombrando il campo dalle spiegazioni note, potrebbero sempre esserci ragioni scatenanti alle quali non avevamo pensato, semplicemente perché non erano mai capitate prima.
Questo non significa che un giorno non possiamo ricevere un segnale inequivocabilmente alieno. In quel caso, il SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence) prevede un protocollo preciso che include notificare la scoperta agli osservatori astronomici del resto del mondo, che possano confermarla in modo indipendente, nonché alle Nazioni Unite.
Soprattutto, nessun segnale di risposta potrebbe essere inviato prima delle dovute concertazioni internazionali. Qualunque trasmissione in uscita rivelerebbe la nostra presenza e ci metterebbe potenzialmente in pericolo.