2020: fissato il punto di non ritorno per fermare i cambiamenti climatici

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2020: fissato il punto di non ritorno per fermare i cambiamenti climatici

Secondo il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre. Tuttavia, per l’amministrazione Trump, il global warming è un’invenzione cinese…
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Un gruppo di climatologi ed esperti di sostenibilità mettono in guardia i politici: secondo loro si sta avvicinando l’ultima chance per prendere decisioni epocali. Il tutto è partito da un rapporto uscito lo scorso aprile (a questo link si può scaricare il documento, in inglese), steso da alcuni istituti e organizzazioni di ricerca sul clima.

Secondo Christiana Figueres, ex segretario esecutivo dell’UN Framework Convention on Climate Change (UNFCCC, la Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamento climatici) e altri, è necessario che la politica sulle emissioni sia modificata il più in fretta possibile, prima cioè che i cambiamenti risultino irreversibili. Per questo il gruppo ha lanciato Mission 2020, una campagna di collaborazione per tentare di cambiare profondamente alcuni settori della società e rallentare le emissioni di CO2 fino a fermarle, e in tal modo contenere l’aumento della temperatura media del pianeta, l’aumento del livello dei mari e l’acidificazione degli oceani.

Secondo alcuni calcoli (documento in inglese) abbiamo ancora un “credito di carbonio” di 150-1050 gigatonnellate di CO2, cioè possiamo bruciare ancora quella quantità di combustibili fossili senza che l’aumento di temperatura sia inevitabile (la grande differenza tra i due valori è dovuta ai diversi metodi di calcolo usati dai vari istituti)

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Negli ultimi 10 anni le emissioni di gas serra sono cresciute a una velocità doppia rispetto agli ultimi 30 anni (clicca sull’immagine per ingrandirla). | IPCC

I proponenti della campagna, però, ammettono che il momento non è favorevole ai cambiamenti necessari per abbassare le emissioni, e fanno l’esempio dell’uscita degli Usa dagli accordi di Parigi e di un’altra legge, sempre statunitense, che impedisce agli azionisti delle aziende petrolifere di chiedere conto di ciò che fanno in riferimento al cambiamento climatico.

Non tutto è negativo, però: da almeno tre anni le emissioni di anidride carbonica a livello mondiale sono stabili, nonostante il prodotto interno lordo della più importanti nazioni sviluppate sia aumentato. C’è stato infatti un disaccoppiamento tra le missioni di gas a effetto serra e la produzione di beni, un po’ per l’aumento di efficienza, un po’ per l’uso di combustibili fossili a impatto climatico più basso, come il gas naturale al posto del carbone, e un po’ per l’aumento delle installazioni di impianti a energie rinnovabili, solari ed eolico in primo luogo. L’anno scorso, per esempio, sono stati installati 161 Gw di rinnovabili e nel 2015 gli investimenti furono di 286 miliardi di dollari.

Dove cambiare, e come. Secondo Mission 2020, gli ambiti in cui cambiare anche profondamente la politica sono 6. Per la produzione di energia, il gruppo auspica un aumento delle rinnovabili fino al 30% almeno, e nessun nuovo impianto basato sul carbone.

Per le infrastrutture: a livello locale, le città dovrebbero avviare una profonda “decarbonizzazione”, con nuovi progetti e infrastrutture al servizio dei cittadini che facciano meno uso dei combustibili fossili, con investimenti “globali” stimati in 3.000 miliardi di dollari l’anno.

Nell’ambito dei trasporti, la spinta dovrebbe essere verso una maggiore diffusione di veicoli elettrici. Per il territorio si dovrebbe andare nella direzione di un’ampia riforestazione, contemporaneamente bloccando la deforestazione. L’industria pesante dovrebbe aumentare l’efficienza dei processi e tagliare le emissioni. Infine: la finanza… che dovrebbe spostare parte dei suoi investimenti in “azioni reali” per stabilizzare il clima!

Ci sono nella campagna anche raccomandazioni che riguardano i politici, che dovrebbero prendere posizioni e decisioni basate su dati scientifici, ma ce n’è anche per gli scienziati, che sono esortati a essere più chiari nella comunicazione e a partecipare ai tavoli decisionali.

In definitiva, ciò che emerge dallo studio è un invito a fare in fretta e a incoraggiare l’ottimismo per un nuovo modo di vedere e interpretare il mondo. «Ci sarà sempre qualcuno che nasconde la testa nella sabbia», concludono gli esperti del gruppo di lavoro Mission 2020, «ma molti vogliono agire e superare quest’inerzia: dobbiamo essere ottimisti e agire coraggiosamente insieme.»

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