18 Luglio 1987: 37 anni fa la tragedia della Valtellina, una lezione per i cambiamenti climatici
Alluvioni, frane e inondazioni del 1987 provocarono 53 morti e migliaia di sfollati in Lombardia. «Si scoprì che il ghiaccio, se presente nelle fratture degli ammassi rocciosi, è ad una temperatura tra -2°C e -1°C, ed è altamente instabile»
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Sono trascorsi esattamente 37 anni da uno degli eventi meteo più nefasti della storia d’Italia. Nella seconda metà di Luglio del 1987, un tragico evento alluvionale colpì la Valtellina e la provincia di Sondrio, provocando la morte di oltre 50 persone
Prima venne l’alluvione, poi – il 18 luglio 1987 – le inondazioni, cui infine dieci giorni dopo seguì l’enorme frana della Val Pola, che rovesciò oltre 30 milioni di metri cubi di terrore sul territorio, distruggendo il paese di Sant’Antonio Morignone in Valdisotto e le due contrade di Morignone e Piazza. In Valtellina frane e esondazioni provocarono in tutto 53 morti, migliaia di sfollati, la distruzione di interi centri abitati, di strade, ponti e danni ingenti per un totale di circa 4.000 miliardi di lire. Che cos’è cambiato da allora?
»Il dissesto della Valtellina – spiegano dal Consiglio nazionale dei geologi, accese nuovamente in Italia il dibattito sul rischio idrogeologico e sulle responsabilità dell’uomo in questo tipo di eventi. Alcuni politici e amministratori parlarono di ineluttabilità dei fenomeni franosi; altri, fra cui i geologi, sottolinearono, invece, come negli ultimi decenni il territorio fosse stato alterato, modificato da interventi edilizi scriteriati in assenza di un corretto sviluppo urbanistico e senza opere di manutenzione nelle aree montane. La carente qualità delle opere idrauliche, l’assenza di attenzione e cura dei versanti, l’abbandono delle aree montane e la mancanza di una cultura attenta al territorio furono le vere cause del disastro. Il caso volle che proprio due anni prima, nel 1985, era stato approvato il primo condono edilizio della storia d’Italia: abitazioni costruite in zone idrogeologicamente a rischio, soggette a frane o a inondazione, erano diventate regolari dopo il semplice pagamento di una multa».
Oggi a distanza di più di 30 anni dall’evento, le cose sono sicuramente cambiate «soprattutto con l’introduzione della Legge n. 102 del 2 maggio 1990 più nota come “Legge Valtellina”, che stanziò una somma di 2.400 miliardi di lire negli anni 1989-1994. I fondi furono destinati sia a interventi su strade, infrastrutture tecnologiche e piani di riassetto idrogeologico per la tutela del territorio, alla ricostruzione e allo sviluppo dei comuni della provincia di Sondrio e delle adiacenti zone delle province di Bergamo, Como e Brescia sia agli aspetti legati alla conoscenza geologica e ambientale di pericolosità del territorio».