Siccità: chiesto dalle Regioni lo stato di emergenza nazionale!

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Siccità: chiesto dalle Regioni lo stato di emergenza nazionale!

Cresce la preoccupazione per gli incendi boschivi. La Protezione civile: 6 Regioni sono senza flotta aerea antincendio
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Secondo la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome «La situazione della siccità nel nostro Paese continua ad essere critica e si cerca quindi sul territorio di organizzarsi e di cautelarsi rispetto ad un’estate che si annuncia ancora più calda degli anni passati. In molti territori già manca l’acqua sia potabile che per le coltivazioni e l’allevamento. Viene quindi chiesta la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale».

Dopo il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, anche quello dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha dichiarato lo stato di crisi idrica per l’intero territorio regionale, da Piacenza a Rimini, con un apposito decreto, nell’attesa che il Consiglio dei Ministri riconosca lo stato di emergenza nazionale, come richiesto dalla Regione solo pochi giorni fa. Il decreto  introduce la possibilità di derogare agli attuali limiti di prelievo di acqua. «Il Dipartimento nazionale di protezione Civile – spiegano le due assessore regionali dell’Emilia Romagna Paola Gazzolo (Protezione civile), e Simona Caselli (agricoltura) ha concluso l’istruttoria sulla nostra istanza, fondamentale per la deliberazione delle misure straordinarie necessarie ad affrontare la grave siccità che sta interessando in particolare le province di Parma e Piacenza. Siamo quindi intervenuti con lo stato di crisi regionale, in attesa dell’approvazione dello stato di emergenza, che solo dopo la proclamazione dal parte del Governo permetterà di introdurre le attese deroghe e provvedimenti nazionali. Ne siamo consapevoli, e dal 30 maggio siamo al lavoro sulla grave emergenza in corso sia per l’uso potabile che irriguo».

Il provvedimento del presidente Bonaccini stabilisce la priorità dell’uso idropotabile dell’acqua nel caso in cui sia destinata a più utilizzi. Inoltre, per le esigenze dell’agricoltura, la Giunta regionale ha previsto la possibilità di derogare agli attuali limiti di prelievo della risorsa idrica, per accelerare le procedure di realizzazione degli interventi urgenti.  Gazzolo e Caselli concludono: «Ora continua il pressing sul Governo perché, con lo stato di crisi, preveda disposizioni utili sia ad affrontare le criticità sull’idropotabile che sull’irriguo, per dare le risposte che anche il settore agroalimentare si attende».

Anche la Sardegna si sta preparando allo stato di calamità per tutta la regione: l’assessore regionale all’agricoltura, Pier Luigi Caria, ha annunciato che «Non è più necessario che tutti i Comuni lavorino con particolare impegno per inviare le richieste danni da siccità agli uffici di Argea. È infatti intenzione dell’Assessorato presentare apposita delibera in Giunta, per la richiesta di stato di calamità naturale al Governo, che riguarderà l’intero territorio della Regione Sardegna».

L’iniziativa della Regione autonoma della Sardegna punta a non caricare di ulteriori impegni gli uffici dei comuni sardi: «Le strutture dell’assessorato e delle agenzie stanno completando il lavoro di stesura della delibera – ha detto Caria – frutto dei risultati di monitoraggio condotti negli ultimi mesi sui diversi territori dell’Isola».

Intanto, dopo i giganteschi incendi che hanno fatto strage di persone e foreste in Portogallo, cresce anche in Italia la preoccupazione per gli incendi boschivi facilitati dalle alte temperature, dalla siccità e dai cambiamenti climatici. il Capo del Dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio, ha evidenziato il problema delle Regioni non dotate ancora di propri mezzi aerei: «L’impegnativa settimana appena trascorsa in termini di interventi aerei sugli incendi boschivi da parte della flotta aerea nazionale e la tragedia che si sta consumando in Portogallo in queste ore deve farci essere ancora più attenti e pronti in merito a questo specifico rischio». Per questo Curcio ha invitato «tutte le Regioni che ancora non lo hanno fatto a dotarsi di una propria flotta».

Si tratta di Sicilia, Basilicata, Molise, Abruzzo, Marche e Umbria che, spiega la Protezione civile, «finora, hanno dichiarato di non avere disponibile alcun mezzo aereo per intervenire, laddove ce ne fosse bisogno, sugli incendi boschivi particolarmente impegnativi».

Curcio ricorda che «Questo è un anno particolare per il quadro legislativo cambiato, con l’entrata in vigore delle norme che hanno previsto il passaggio delle competenze del Corpo forestale dello Stato in parte nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco e in parte in altre Amministrazioni. Dobbiamo fare i conti con una profonda riorganizzazione a tutti i livelli dell’utilizzo delle risorse, delle procedure e della filiera delle responsabilità, questo è sicuramente vero, ma non possiamo permetterci di sottovalutare il rischio degli incendi boschivi. Soprattutto con queste temperature così elevate già oggi, con le condizioni meteorologiche che possono cambiare improvvisamente. L’intera filiera del sistema di protezione civile deve essere preparata, così come le prime sentinelle sul territorio, i cittadini, devono fare la loro parte».

In una lettera inviata il 16 giugno ai presidenti delle Regioni, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha scritto che, in occasione della campagna antincendio boschivo estiva, «La flotta aerea di Stato sarà ulteriormente incrementata rispetto allo scorso anno per prevenire l’emergenza incendi in estate. In particolare si potrà disporre di 16 velivoli Canadair CL415 e 4 elicotteri Erickson S64F, di cui uno considerato quale riserva tecnica. Alle citate flotte, si aggiungeranno altri elicotteri del comparto Difesa e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. L’analisi delle condizioni meteorologiche in Italia nella stagione estiva del 2016 evidenzia l’assenza di situazioni estreme, ad eccezioni di alcune giornate di giugno e di agosto, con livelli di suscettività all’innesco ed alla propagazione degli incendi boschivi nella media delle ultime stagioni estive. Le condizioni favorevoli all’accensione ed allo sviluppo degli incendi boschivi sono state fronteggiate in maniera complessivamente soddisfacente dai sistemi regionali e statuali impegnati nelle attività di antincendio boschivo, facendo registrare un numero totale di incendi sostanzialmente in linea con l’anno 2015, seppure con un incremento della superficie complessivamente bruciata rispetto agli ultimi anni, in particolare in alcune regioni in cui la violenza del fenomeno è stata in taluni casi significativa. Il numero complessivo di incendi si conferma tuttavia, anche per il 2016, inferiore alla media degli incendi registrati sia negli ultimi 40 anni che dall’entrata in vigore della legge quadro n. 353 del 2000. I buoni risultati complessivamente conseguiti nel 2016 non devono, tuttavia, diminuire il livello di attenzione sul problema degli incendi boschivi».

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