Da metà anni ’90 estati caldissime molto più frequenti in ‘Europa e Asia occidentale e del nord-est

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Da metà anni ’90 estati caldissime molto più frequenti in ‘Europa e Asia occidentale e del nord-est

L’Italia tra i Paesi più colpiti. La situazione destinata a peggiorare nei prossimi 10 anni
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Lo studio “Amplified summer warming in Europe-West Asia and Northeast Asia after the mid-1990s”, pubblicato su  Environmental Research Letters dai ricercatori dell’Istituto di fisica dell’Accademia cinese delle scienze, ha identificato nel continente eurasiatico un modello di riscaldamento estivo non uniforme dopo la metà degli anni ’90.  «Il riscaldamento amplificato è predominante in Europa-Asia occidentale e Asia dl Nord-Est Asia, ma il riscaldamento è molto più debole nell’Asia centrale».  Secondo lo studio, nel prossimo decennio  ci sarà «ancora un forte riscaldamento in Europa-Asia occidentale e Asia del Nord-Est » e uno dei Paesi più colpiti sarà l’Italia.

Dallo studio emerge che, dopo la metà degli anni ‘90, la temperatura globale s della superficie terrestre presenta una significativa tendenza al riscaldamento. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, la temperatura globale media della superficie media nel periodo 2011-2015 è aumentata di 0,57 gradi rispetto a quella del 1961-1990. Questa tendenza al riscaldamento rappresenta un quadro favorevole per il verificarsi di estati calde e provoca le ondate di caldo estremo estremi caldi. «Sulla base delle statistiche – dicono all’Accademia cinese delle scienze – le vittime causate da eventi caldi durante il 2001-2010 sono aumentate di 23 volte rispetto a quelle durante il 1991-2000.

Una tendenza  particolarmente importante alle latitudini boreali medie ed alte.  Per esempio, l’ondata di caldo del 2003 in Europa ha causato più di 30.000 morti. Nel 2010, le temperatura massime hanno superato i 40 gradi in diverse città della Russia ha superato i 40 gradi, quasi il doppio del  valore climatologico: 23 gradi. Questa ondata di caldo estremo provocò almeno 15, 000 morti e più di 15 miliardi dollari di perdite economiche. Sempre nel 2010, nella terra dei Mohe, nella parte più settentrionale della Cina, è stato raggiunto il record storico delle temperatura massima giornaliera: 39.3 gradi. Le ondate di caldo nel nord-est della Cina sono particolarmente preoccupanti perché l’area  è  fondamentale per la produzione alimentare commerciale. «Negli ultimi 10  anni, la terra coltivata in questo settore si è estesa di oltre il 30% – dicono i ricercatori cinesi – Questo è riferibile in qualche modo al riscaldamento climatico e alla durata più lunga della stagione estiva in questa regione».

Dallo studio viene fuori anche che, sullo sfondo del riscaldamento globale, le estensioni delle ondate e dei periodi di caldo differiscono molto tra le diverse regioni e che «Questo è un problema da affrontare nelle indagini sui cambiamenti climatici». Si tratta dl modello di riscaldamento estivo non uniforme scoperto dallo studio e  si suggeriscono che l’Atlantic Multidecadal Oscillation (Amo) può indurre questa asimmetria nelle variazioni delle temperature attraverso il cambiamento decadale del Silk Road Pattern. Il cosiddetto modello della Via della Seta, che è un modello ondulatorio lungo l’upper-tropospheric westerly jet  alle medie latitudini.

Gli scienziati cinesi concludono che i loro dati dimostrano che  «Il modello Silk Road ha una forte variabilità decennale, che può spiegare circa il 30% della sua varianza totale. Considerando che l’Amo  ha un ciclo di circa 65-80 anni ed è entrato in una fase positiva a partire dalla metà degli anni ‘90, implica che nel prossimo decennio ci sarà ancora un forte riscaldamento in Europa-Asia occidentale e Asia del Nord-Est. E questo potrebbe esercitare una grande influenza sulla condizione ecologica, sull’agricoltura e sulla vita umana».

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