Greenpeace, troppa plastica in mare: “Riciclare non basta, bisogna produrre meno”
Una maxibottiglia galleggiante nel golfo di Camogli per richiamare lʼattenzione di chi governa sui rifiuti che devastano i fondali del mare. Appello al ministro dellʼAmbiente
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Una bottiglia di plastica formato gigante che galleggia sul mare di Camogli, in Liguria: è la provocazione scelta da Greenpeace per chiedere al ministro dell’Ambiente di intervenire per dire basta all’invasione della plastica, soprattutto quella usa e getta. Meno plastica nel Mediterraneo, per favore, twittano gli attivisti mentre cominciano a Bruxelles i negoziati per rivedere le direttive sui rifiuti.
Le trattative riguardano Parlamento, Consiglio e Commissione europea e l’appello dell’associazione ecologista è per un intervento che risolva il problema alla radice. Riciclare non basta, dicono a Greenpeace, e chiedono al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti di intervenire sulla produzione. La proposta è di eliminare gradualmente la plastica monouso e applicare un sistema tale da garantire “che i produttori e gli importatori si facciano carico dei costi di smaltimento e gestione dei rifiuti”.
Un intervento improcrastinabile, avvertono gli ambientalisti, dal momento che, dicono, “le spiagge e i fondali del mare sono invasi dalla plastica, che rappresenta circa l’80% dei rifiuti marini”. Gli attivisti di Greenpeace hanno cominciato la loro campagna antiplastica partendo da Genova sulla loro nave Rainbow Warrior per raccogliere dati scientifici e testimonianze, con la collaborazione dell’Istituto di scienze marine del Cnr di Genova, la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli e l’Università politecnica delle Marche. Si eseguono prelievi, si esaminano campioni di fondali marini, si analizzano gli organismi dei pesci, per analizzare la salute delle nostre coste, dei fondali e degli animali che li popolano. E si cerca di sensibilizzare la politica per un intervento che riduca drasticamente l’inquinamento. A cominciare dalla produzione.