Cnr: «Nel 2017, in Italia, la seconda primavera più calda dal 1800»

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Cnr: «Nel 2017, in Italia, la seconda primavera più calda dal 1800»

Crollano le precipitazioni, quasi dimezzate: «Da dicembre 2016 si registrano continuamente anomalie»
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Per quanti ancora – pochi, c’è da augurarsi – pensano che in tempi di crisi economica preoccuparsi del clima che cambia sia un vezzo cui poter fare a meno sarebbe utile dare un’occhiata agli ultimi dati appena pubblicati dal Cnr, dove si documentano le «anomalie climatiche in Italia» che non avverranno in un ipotetico futuro, ma che stanno colpendo mentre scriviamo.

«Con maggio si chiude, dal punto di vista meteorologico, la primavera 2017. Per l’Italia – spiega il Cnr – è stata la seconda primavera più calda dal 1800 ad oggi, con  una anomalia di +1.9°C rispetto alla media del periodo di riferimento  1971-2000, preceduta solo dalla primavera 2007 (+2.2°C).  I singoli mesi hanno fatto registrare tutti e tre anomalie positive pari a  +1.6°C per aprile e maggio (17-esimo e 14-esimo più caldo dal 1800 ad  oggi, rispettivamente) e +2.5°C per marzo (quarto più caldo di sempre)».

Non è la prima volta che le massime autorità in materia denunciano le condizioni critiche del clima italiano. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) da ultimo lo scorso anno, avvertiva che i cambiamenti climatici stavano già avanzando nel nostro Paese a velocità superiore rispetto alla media globale. Oggi il Cnr non fa che confermare l’allarme, aggiornando i dati per quanto riguarda un aspetto particolarmente critico del clima che cambia, ovvero l’intensità delle precipitazioni atmosferiche.

«Per quanto riguarda le precipitazioni maggio – osservano dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac-Cnr) – è stato l’ennesimo mese che  ha fatto registrare precipitazioni al di sotto della media, portando la  primavera 2017 ad essere la terza più asciutta dal 1800 ad oggi, con un  deficit di quasi il 50% rispetto alla media del periodo di riferimento  1971-2000.  Ciò non fa che aggravare una situazione siccitosa che si protrae ormai  dall’inizio dell’inverno: a parte una parentesi di abbondanti  precipitazioni nel mese di gennaio al centro-sud, è infatti da dicembre  2016 che si registrano continuamente anomalie negative di precipitazioni,  soprattutto al nord, tanto che il semestre dicembre 2016 – maggio 2017 è  risultato essere il quinto più secco (con un deficit di oltre il 30%) se confrontato con il medesimo periodo degli anni passati dal 1800 ad oggi».

Questa la situazione del clima in Italia, aggiornata agli ultimi giorni. Un quadro che dovrebbe sollecitare una rapida e robusta risposta politica, promuovendo investimenti adeguati per fronteggiare la resilienza di un Paese già fragile, agendo sul doppio fronte dell’adattamento e del contrasto ai cambiamenti climatici. Purtroppo, nonostante i passi avanti compiuti negli ultimi anni – e la firma sugli Accordi di Parigi – l’impegno italiano di fronte ai cambiamenti del clima è troppo lento e troppo debole. Come documenta l’Agenzia europea dell’ambiente, nel 2015 le emissioni di gas climalteranti sono tornate a crescere: dello 0,5% nell’Ue e circa del quintuplo (+2,3%) nel nostro Paese.

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