Il Niño? Fu scoperto dai Gesuiti nel 1581. Impariamo a conoscerlo in attesa del suo ritorno a fine estate

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Il Niño? Fu scoperto dai Gesuiti nel 1581. Impariamo a conoscerlo in attesa del suo ritorno a fine estate

Ritratto di Mario Giuliacci

in redazione Col. Mario Giuliacci
www.meteogiuliacci.it

La storia degli studi su questo importante fenomeno, capace di stravolgere il clima dell’intero pianeta

El Niño è una particolare anomalia climatica che periodicamente sconvolge il Pacifico Tropicale e che nei prossimi mesi molto probabilmente tornerà a far sentire la sua presenza in questo Oceano. Mediamente ogni 2-4 anni infatti le acque assai più calde che, si ammassano sul lato occidentale di questo Oceano in prossimità di Australia e Indonesia (Piscina calda o warm pool), defluiscono verso est fino a raggiungere le coste dell’America Latina, di solito bagnate da mari di qualche grado più freddi.

Fonte Immagine: NOAA

Poiché ai Tropici il Pacifico occupa circa un terzo della circonferenza terrestre con una superficie pari a 1/7 di quella del pianeta, a causa della profonda interazione fra oceani e atmosfera gli episodi di El Niño sono capaci di sconvolgere la circolazione atmosferica a livello planetario, con chiare influenze anche sul clima italiano (estati più calde che mai).

Ma come si è arrivati a scoprire i meccanismi di questa grande e periodica anomalia climatica? A portare per la prima volta alla ribalta lo strano fenomeno fu il biologo marino Erwin Schweigger, che indicò negli episodi più intensi di El Niño la causa di alcuni stranezze meteorologiche nel Pacifico. E’ però solo nel 1957, in coincidenza con l’Anno Internazionale della Geofisica, che l’attenzione del mondo scientifico si concentrò su questo curioso fenomeno. L’accresciuta attenzione verso gli sconvolgimenti che periodicamente interessano il Pacifico diede una spinta decisiva alla ricerca e negli anni ’60 il professor Hermann Flohn, dell’Università di Bonn, ipotizzò per primo che El Niño potesse avere un forte impatto sul clima di tutto il Sud America.

In quegli stessi anni anche Jacob Bjerknes (nella foto), professore presso l’Università della California, avviò una ricerca sul legame tra le temperature superficiali dell’Oceano Pacifico e la variazione della piovosità su alcune isole tropicali. Nei loro studi, sia Flohn che Bjerknes, individuarono in El Niño il maggior responsabile delle anomalie climatiche in tutto il bacino del Pacifico e nella parte occidentale del Sud America: era un primo riconoscimento della grande influenza di tale fenomeno sul clima del Pianeta.

Tuttavia la prima descrizione di El Niño non ci arriva da nessuno di questi noti scienziati e risale anzi a molto tempo prima. In Storia Naturale e Morale delle Indie, resoconto dei viaggi nel Nuovo Mondo del gesuita Giuseppe De Acosta, pubblicato nel 1581, si descrivono difatti le acque insolitamente fredde che, considerata la latitudine del luogo, bagnano le coste del Perù, e si osserva come in particolari annate le acque risultino però assai più calde: insomma l’esploratore gesuita aveva riconosciuto l’impronta di El Niño già più di quattro secoli fa.

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