16 AGOSTO 1916: UN SECONDO FORTE TERREMOTO DI Mw 5.8 COLPISCE RIMINI.
FU IL SECONDO EVENTO SOPRA MAGNITUDO 5 DI UNA SERIE DI TERREMOTI CHE IN QUELL’ANNO BERSAGLIARONO LA RIVIERA ROMAGNOLA
INGVTERREMOTI
“IL TERREMOTO DI RIMINI. Quattro morti – Trenta feriti – Enormi danni – I soccorsi – L’opera del Governo. Il flagello. Pochi secondi di cieco furore della natura, in uno di quei terribili sconvolgimenti che la scienza non sa spiegare e tanto meno prevedere, hanno piombato la nostra città, così duramente già provata dalle conseguenze della guerra, nella più tragica rovina. Non occorrono aggettivi per ampliare l’articolo; basta un semplice sguardo alle torri smantellate, ai tetti scoperchiati, alle mura rovinanti, alla popolazione attendata, nelle piazze e nelle campagne, per rendersi conto dell’immane disastro[…]”. [Corriere Riminese, 27 agosto 1916]
I titoli di prima pagina del settimanale Corriere Riminese del 27 agosto 1916.
Con questi toni drammatici il settimanale “Corriere Riminese” inizia un lungo resoconto sul forte terremoto che il 16 agosto 1916 poco dopo le 9 del mattino (ora locale, ore 7.06 GMT) colpisce Rimini e la costa Adriatica.
Il giorno precedente, martedì 15, non era stato, per i riminesi e i pesaresi, un ordinario giorno di Ferragosto. Alcune decine di scosse (una cinquantina, di cui una decina molto sensibili secondo Baratta [1917]) erano state avvertite a Pesaro e Rimini:
“tutta la giornata di martedì sulla spiaggia da Bellaria a Pesaro fu un succedersi di scosse di terremoto con un sensibile progresso di intensità. Nullostante, Rimini – provata a ben maggiori tormenti – non cessava dalle abituali occupazioni, già avvezza da qualche mese al ripetersi di più o meno intensi movimenti tellurici: alla spiaggia continuava nella solita vita di gioconda animazione…” [Il Resto del Carlino, 1916.08.18].
“Verso le ore 23 le ire del sottosuolo si placarono […] ma la gente non si azzardò di dormire nelle case e nelle ville e si accampò alla meglio, su materassi gettati dove vi fosse un poco di riparo dal vento e dalla guazza, oppure si ricoverò più comodamente nei capanni a mare. Coloro i quali erano venuti per qualche giorno, approfittando del Ferragosto, rifecero in fretta e furia le valigie e scapparono a Bologna” [L’Avvenire d’Italia, 1916.08.18].
Mercoledì 16 a Rimini era giornata di mercato settimanale e la città cominciava ad animarsi dopo una notte passata dai più all’aperto quando arrivò la scossa più forte dell’intera sequenza, preceduta da una scossa sensibile una ventina di minuti prima.
La sequenza
La prima scossa che aveva dato inizio alla sequenza si era verificata il 17 maggio, con effetti molto gravi a Rimini e a Cattolica.
I titoli del resoconto del settimanale Corriere Riminese del 31 maggio 1916 sugli effetti della scossa del 17 maggio.
A Rimini, in particolare, centinaia di edifici furono danneggiati: “moltissime case presentano profonde lesioni ai muri portanti, ai muri divisori, ai soffitti, ai cornicioni; i tetti di moltissime abitazioni, si sono mossi e spostati, i cornicioni distaccati dai muri maestri, in parte precipitati ed in parte pericolanti, i camini minacciano di precipitare nelle vie” [Corriere Riminese, 1916.05.31].
I danni più gravi e diffusi interessarono il rione Montecavallo e le case lungo la via Flaminia. Fra gli edifici monumentali, minuziosamente descritti dal lungo reportage corredato da fotografie del settimanale riminese, lesioni si ebbero al palazzo comunale, al Teatro Vittorio Emanuele, alla Rocca Malatestiana e al palazzo Gambalunga.
Numerose chiese furono danneggiate, alcune in modo grave: in particolare le chiese di S. Bartolomeo, di S. Giovanni Battista, della Colonnella, di S. Agostino, di S. Bernardino.
Distribuzione degli effetti del terremoto del 17 maggio 1916 secondo lo studio di Guidoboni et al. (2007) [fonte: DBMI15]
Un’altra forte scossa, meno violenta di quella di maggio, si verificò il 16 giugno, causando nuovi danni (e una decina di feriti) ad alcuni edifici di Rimini (palazzo comunale, Teatro, Sottoprefettura, chiesa di S. Bartolomeo, dove crollò il soffitto a cassettoni), oltre che a Cattolica e Gabicce, più sporadici a Savignano di Romagna, San Mauro Pascoli, Gatteo, Sant’Arcangelo e nel territorio della Repubblica di San Marino. Anche a Pesaro produsse nuove lesioni e caduta di tegole e camini, così come a Fano.
Gli studi e le fonti
I terremoti del 1916 sono stati studiati da diversi autori, da Camassi et al. (1991), un lavoro dedicato alla revisione delle conoscenze sulla sismicità di interesse per il territorio della Repubblica di San Marino, a Guidoboni et al. (2007), che è l’attuale studio di riferimento da cui derivano i parametri del catalogo (Rovida et al., 2016) e da cui deriva anche la scheda inclusa nel volume “Il peso economico e sociale dei disastri sismici negli ultimi 150 anni” di Guidoboni e Valensise (2011).
Nonostante la contemporaneità delle vicende belliche, le fonti disponibili per lo studio di questo terremoto si sono rivelate numerose.
Innanzitutto è significativa la disponibilità della stampa nazionale e locale, che consente di tratteggiare con una certa precisione l’entità del danneggiamento nell’area epicentrale, grazie soprattutto alla disponibilità di diversi periodici riminesi. Gli interventi di censura sono riscontrabili, ma generalmente non compromettono il carattere informativo dei testi.
A integrare le informazioni desumibili dalla stampa periodica, sono disponibili presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma i dispacci trasmessi dall’Agenzia di stampa Stefani, che consentono di controllare l’immagine di questo terremoto, così come ricostruibile dai quotidiani nazionali; presso lo stesso Archivio sono disponibili le serie di dispacci telegrafici trasmessi dalle autorità locali (sindaci, prefetti, funzionari, ufficiali dei carabinieri, ecc.) al Ministero dell’Interno.
Nell’archivio dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sono conservate le cartoline macrosismiche pervenute all’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica in occasione di questo periodo sismico, particolarmente interessanti per la definizione delle aree di risentimento.
Elenco delle case visitate e di quelle dichiarate inabitabili in seguito ai danni subiti dal terremoto, Archivio di Stato di Forlì, Genio Civile, b. 1.
Il fondo archivistico più significativo per lo studio di questo terremoto è quello del Genio Civile di Forlì, depositato presso il locale Archivio di Stato.
All’indomani della scossa del 16 agosto venne creato un Ufficio Speciale per i lavori del terremoto, con il compito di redigere le perizie tecniche dei danni prodotti dal terremoto sui singoli edifici e di coordinare gli interventi urgenti di riparazione. La quantità di documentazione disponibile è imponente e di non semplice utilizzo, considerando anche che i danni… L’ARTICOLO CONTINUA QUI