Vedere senza occhi!

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Vedere senza occhi!

La percezione umana è molto più complessa di quanto abbiamo imparato a scuola, e il cervello umano è molto più adattabile, di quanto si pensasse.
www.fisicaquantistica.it

L’ecolocalizzazione non è solo per i pipistrelli e i delfini. Anche le persone possono attivarla. Alcuni non-vedenti hanno, infatti, imparato ad usarla per percepire la dimensione, la densità, e la struttura degli oggetti che li circondano, ed i ricercatori ritengono che tutti possano teoricamente imparare a fare altrettanto.

Un sottoinsieme della popolazione dei non vedenti, ha capito come usare l’ecolocalizzazione per muoversi nel mondo. Fanno suoni con la lingua o schioccano le dita, e percepiscono poi le onde sonore che ritornano, rimbalzando sugli oggetti che li circondano. Si tratta di un’abilità appresa, che secondo i ricercatori, siamo tutti fisiologicamente in grado di acquisire con la giusta formazione e pratica.

Daniel Kish Tra coloro in grado di utilizzarla in maniera straordinaria, vi è Daniel Kish (nella foto mentre va in bicicletta), capace di andare in mountain bike su percorsi scoscesi, campeggiare da solo nella natura selvaggia, nuotare, ballare… ed è anche un abile cuoco. Daniel è senza occhi da quando aveva 13 mesi, da quando cioè gli sono stati asportati a causa di un retinoblastoma.

Si potrebbe pensare che l’ecolocalizzazione richieda un udito eccezionale, ma invece a quanto pare sembra non sia necessario. Nel corso di uno studio del 2011, i ricercatori hanno fatto un test dell’udito a due non vedenti capaci di ecolocalizzazione che sono risultati, infatti, in media con i vedenti.

Quindi, l’ecolocalizzazione non sembra basata sull’udito. Quando una persona non vedente fa del rumore con la lingua o le dita, il suono può tornare da un oggetto vicino in soli tre decimi di millisecondo. Un tempo troppo breve per sentire consapevolmente il divario tra il suono e l’eco. Le parti del cervello coinvolte nella ecolocalizzazione possono, tuttavia, non solo percepire il divario, ma acquisire una ampia varietà di informazioni come distanza, dimensioni, forma e natura dell’oggetto. Ciò avviene poiché nell’ecolocalizzazione sono coinvolte le medesime parti del cervello che vengono normalmente utilizzate per la normale visione.

Il neuroscienziato Mel Goodale ed i suoi collaboratori, hanno scoperto questo fenomeno durante il loro studio nel 2011, quando la scansione cerebrale ha mostrato negli ‘ecolocalizzatori’ una forte risposta nella zona visiva del cervello, allo stesso modo di come essa risponde alle immagini.

Gli scienziati hanno anche osservato come la stessa zona non era attivata quando persone vedenti o non vedenti non erano capaci di ecolocalizzare. Ciò sembra indicare che l’apprendimento della ecolocalizzazione possa sostituire un tipo di ingresso (visione) con un altro (ecolocalizzazione).

Goodale e la sua equipe affermano che un ecolocalizzatore esperto è in grado di trasmettere informazioni su consistenza, densità, forma e struttura di un oggetto, utilizzando le stesse aree del cervello che elaborano informazioni visive (la corteccia paraippocampale).

La percezione umana è, in conclusione, qualcosa di molto complesso e il cervello umano è molto più adattabile, di quanto ci si immagini.

Rivisto da www.fisicaquantistica.it

Fonte: http://www.scienzasegreta.it/2009/07/ghiandola-pineale-e-terzo-occhio.html

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