SCOPERTA UNA PALLA GHIACCIATA E INOSPITALE A 13MIL ANNI LUCE DALLA TERRA

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SCOPERTA UNA PALLA GHIACCIATA E INOSPITALE A 13MILA ANNI LUCE DALLA TERRA

Lo chiamano “palla ghiacciata”, è un pianeta molto simile alla Terra per massa e distanza dalla propria stella madre. Come suggerisce il nome, però, si tratta di un pianeta molto freddo, con temperature troppo basse per essere abitato da forme di vita come quelle che conosciamo. La sua stella infatti è troppo debole, e lui si trova troppo lontano per poterne essere riscaldato.
di Elisa Nichelli
www.media.inaf.it

«Questo pianeta ghiacciato è il più piccolo mai scoperto attraverso la tecnica del microlensing», spiega Yossi Shvartzvald, ricercatore postdoc presso il Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e primo autore dell’articolo, pubblicato su Astrophysical Journal Letters.

Il microlensing è una tecnica grazie alla quale è possibile rilevare oggetti lontani sfruttando la gravità di un altro oggetto che si trova sullo sfondo. Quando una stella passa davanti a un’altra, la forza di gravità di quella in primo piano fa sì che la luce della stella sullo sfondo si concentri, rendendola più luminosa. Un pianeta che si trovi in orbita attorno alla stella in primo piano può causare un ulteriore aumento di luminosità. Questa tecnica ha permesso di scoprire gli esopianeti più lontani, ed è in grado di rilevare oggetti di piccola massa a grandi distanze dalla loro stella ospite.

Il pianeta appena scoperto, chiamato anche Ogle-2016-Blg-1195Lb, fornisce importanti informazioni circa la distribuzione dei pianeti nella nostra galassia. Una delle questioni aperte, in questo campo, è se ci sia una differenza sostanziale nella distribuzione di pianeti nella regione centrale della Via Lattea e nel suo disco. Ogle-2016-Blg-1195Lb si trova nel disco della galassia, a circa 13 mila anni luce da noi in direzione del bulge centrale, ed è il terzo pianeta scoperto sfruttando il metodo del microlensing e i dati raccolti dal telescopio spaziale Spitzer della Nasa.

«Anche se fino a ora sono solo una manciata, i sistemi planetari lontani dal sistema solare di cui conosciamo con precisione la distanza, la mancanza di rilevamenti di pianeti da parte di Spitzer nel bulge suggerisce che siano meno comuni in quella regione di quanto non siano nel disco», dice Geoff Bryden, astronomo del Jpl e coautore dello studio.

La cupola del telescopio dell’Optical Gravitational Lensing Experiment. Crediti: Aussie Emjay

Il primo segnale di avvistamento dell’evento di microlensing è arrivato dalla campagna osservativa Optical Gravitational Lensing Experiment (Ogle). I ricercatori hanno quindi utilizzato il Korea Microlensing Telescope Network (Kmtnet) e il telescopio Spitzer per monitorare l’evento da Terra e dallo spazio. Questo approccio ha permesso agli scienziati di rilevare il pianeta con Kmtnet e di calcolarne la massa, insieme a quella della stella madre, con i dati Spitzer.

Sebbene Ogle-2016-Blg-1195Lb abbia una massa di poco superiore alla Terra (1.4 volte, per la precisione) e disti dalla propria stella più o meno quanto separa noi dal Sole, non ci sono altre somiglianze. Il pianeta si trova in orbita attorno a una stella così piccola che gli scienziati non sono nemmeno sicuri si tratti proprio di una stella. L’oggetto ha infatti una massa pari al 7.8 percento del nostro Sole e potrebbe essere una nana bruna, un corpo celeste che non è abbastanza massiccio e denso da generare energia attraverso la fusione nucleare nel suo centro.

In alternativa, potrebbe trattarsi di una stella nana simile a Trappist-1, scoperta di recente grazie al lavoro di Spitzer e un grande numero di telescopi terrestri. Trappist-1 ospita un sistema di sette pianeti di dimensioni terrestri con orbite molto vicine alla stella, mentre Ogle-2016-Blg-1195Lb si trova molto più lontano (circa dieci volte tanto). A quella distanza, anche se ci fosse acqua, sarebbe tutta ghiacciata. Per la scoperta di un pianeta abitabile al di fuori del sistema solare, dunque, c’è ancora da aspettare.

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