SCOPERTA UNA GIGANTESCA MACCHIA FREDDA SU GIOVE

0

SCOPERTA UNA GIGANTESCA MACCHIA FREDDA SU GIOVE

Una gigantesca macchia scura e fredda è stata localizzata nella regione polare gioviana: estesa per decine di migliaia di chilometri e mediamente 200 gradi più fredda dell’atmosfera circostante
di Davide Coero Borga
www.media.inaf.it

C’è una macchia fredda e scura nell’atmosfera di Giove, paragonabile per dimensioni al celebre Great Red Spot, originatasi in corrispondenza dell’area interessata dalle potenti aurore polari che si generano nell’atmosfera del gigante gassoso.

Crediti: Tom Stallard.

Esteso per 24mila chilometri di longitudine e 12mila di latitudine, quello che è stato immediatamente ribattezzato Great Cold Spot è un sottile strato dell’atmosfera gioviana che presenta una temperatura mediamente 200 gradi più bassa dell’atmosfera circostante e che oscilla fra i 400 e i 700 gradi.

Secondo Tom Stallard, docente dell’Università di Leicester e primo autore di uno studio appena pubblicato su Geophysical Research Letters, questa fredda area dell’atmosfera superiore «è decisamente più volatile del più noto Great Red Spot: siamo di fronte a un fenomeno capace di cambiare nel giro di giorni e settimane»

«Un evento che si è ripresentato costantemente nei 15 anni di tempo su cui si è concentrata la ricerca», sottolinea Stallard. «Potrebbe essere coevo alle aurore polari che lo hanno generato e avere migliaia di anni». Il Great Cold Spot potrebbe essere insomma una conseguenza diretta del potente campo magnetico gioviano e le aurore un veicolo dell’energia nell’atmosfera del gigante gassoso sotto forma di correnti calde che attraversano tutto il pianeta.

Nello studio gli astronomi si sono serviti dello strumento Crires (CRyogenic high-resolution InfraRed Echelle Spectrograph) montato sul telescopio Vlt dello European Southern Observatory. È grazie ad esso che sono state osservate emissioni spettrali di H3+, uno ione di idrogeno molto diffuso nell’atmosfera di Giove. A questi dati i ricercatori hanno aggiunto quelli raccolti tra il 1995 e il 2000 dall’InfraRed Telescope Facility della NASA.

Ulteriori informazioni potrebbero arrivare presto dalla missione Juno e in particolare dai dati raccolti dallo spettrometro Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), lo strumento italiano finanziato dall’Agenzia spaziale italiana e realizzato da Finmeccanica sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto nazionale di astrofisica (Istituto di astrofisica e planetologia spaziali di Roma), progettato per studiare la dinamica e la chimica delle aurore gioviane.

Share.

Leave A Reply