La Cina vieta la produzione e la vendita di prodotti in avorio

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La Cina vieta la produzione e la vendita di prodotti in avorio

Dal primo aprile la Cina ha vietato ogni attività di trasformazione e vendita dell’avorio in un terzo dei suoi  atelier di scultura e negozi che producono e vendono oggetti in avorio, un divieto che durerà fino alla fine dell’anno in tutte le imprese interessate.
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Il 20 marzo l’Amministrazione nazionale delle foreste aveva annunciato «misure senza precedenti per vietare il commercio d’avorio» e che 67 imprese hanno ricevuto l’ordine di non fabbricare e vendere prodotti in avorio. Alla fine dell’anno alter 105 imprese dovranno smettere del tutto le loro attività legate all’avorio.

Il comunicato elenca tutte le imprese interessate e annuncia che i dipartimenti dell’industria e del commercio non autorizzeranno più la registrazione di impianti di imprese coinvolte nella produzione e vendita di avorio.

Erano probabilmente destinate ai mercati cinesi anche le 88 pezzi di zanne di elefante sequestrati dalla polizia kenyana nel porto di Kwale. Il comandante della polizia di Msambweni, Joseph Chebusit, ha spiegato che l’avorio sequestrato pesava 41,91 kg e che era stato scoperto  in un’abitazione durante un’operazione del Kenya Wildlife Service (Kws). E’ stata arrestata una persona e il Kws dice che lo stato dei pezzi d’avorio dimostra che erano nascosti da tempo ma pronti per essere spediti da qualche trafficante.

La polizia kenyana ha intensificato la guerra contro il bracconaggio nei principali parchi nazionali, diversi bracconieri sono stati uccisi dai ranger del Kws e recentemente è stato sequestrato un vero e proprio arsenale di armi. Nel 2016 il Kenya ha incnerito più di 100 tonnellate di avorio come dimostrazione della sua volontà di salvare gli elefanti africani.

Alla determinazione di alcuni dei Paesi dell’areale degli elefanti sembra finalmente corispondere la volontà della Cina, il più grande consumatore di avorio del mondo, che negli ultimi anni ha preso iniziative miranti a impedire il commercio di avorio. Secondo Save the Elephants le cose stanno cambiando anche tra i consumatori cinesi: il prezzo dell’avorio venduto in Cina è calato di due terzi e le misure prese da Pechino sembrano davvero severe ed efficaci.

Anche il direttore esecutivo dell’United Nations environment programme (Unep), Erik Solheim, ha apprezzato la decisone del governo cinese di vietare p la produzione e la vendita di prodotti in avorio: «Si tratta di una tappa storica che potrebbe essere un tornante decisivo nella nostra lotta per salvare gli elefanti dall’estinzione».

Ma i sequestri e la guerra contro i bracconieri in Africa dimostrano  che il commercio illegale di avorio  è ancora molto attivo e pericoloso e che la strage di elefanti non è ancora finita. Tra il 2008 e il 2013 nell’Africa sub-sahariana i bracconieri hanno ucciso circa 30.000 elefanti ogni anno, alcune popolazioni di pachidermi sono state sterminate e per altre – a cominciare dai rari elefanti di foresta – sarà molto difficile riuscire a ritornare ai numeri precedenti.

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