In Sudafrica è tornato legale vendere corna di rinoceronte! (VIDEO E IMMAGINI FORTI)

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In Sudafrica è tornato legale vendere corna di rinoceronte! (VIDEO E IMMAGINI FORTI)

Vincono gli allevatori, ma il loro ricorso favorisce bracconieri e commercio illegale. Il mercato interno sudafricano di corna di rinoceronte non esiste
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La Corte suprema del Sudafrica si è pronunciata a favore del commercio interno di corni di rinoceronte, ponendo fine a una moratoria avviata nel 2009 e sostenuta dal governo per prevenire il traffico di corni di rinoceronte all’interno del Paese. Il commercio internazionale di corni di rinoceronte è stato bandito nell’ormai lontano 1977 dalla Convention on international trade of endangered species (Cites).

L’azione legale contro la moratoria è stata promossa da alcuni allevatori capeggiati da John Hume , che possiede la più grande rhino farm del mondo (con oltre 1.000 rinoceronti allevati) e che vogliono vendere i loro preziosi corni, tagliandoli via, ma lasciando i rinoceronti vivi. Hume sostiene che l’unico modo per tenere al sicuro i suoi rinoceronti  è quello di vendere i loro corni e poi investire il ricavato per proteggerli: «Per me, le persone che mi stanno impedendo di vendere miei corni di rinoceronte e di  proteggere i mie rinoceronti sono come i bracconieri», ha detto.

In realtà, ora che la moratoria sulla commercio interno è stata revocata, i sudafricani possono ottenere il permesso di fare qualcosa che favorisce il bracconaggio e in molti dicono, a ragione, che l’abolizione del divieto del commercio interno potrebbe rendere più facile per i criminali per contrabbandare i corni di rinoceronte fuori dal Paese, dando loro la copertura legale che ora non hanno. WildAid e altre associazioni ambientaliste sono molto preoccupate per questa sentenza perché aprirebbe la porta alle esportazioni di corni di rinoceronte frutto dell’esteso bracconaggio sudafricano.

Susie Watt  dell’Africa Program di WildAid  sottolinea che «Non c’è nessuna domanda interna di prodotti di corno di rinoceronte e, come sa molto bene la  lobby pro-commercio, il motivo per cui è stata attuata in primo luogo la moratoria è quello di evitare che il commercio interno venga utilizzato come copertura per il contrabbando».

In Sudafrica, dove vive il 70%  dei 29.500 rinoceronti rimasti al mondo, il bracconaggio ha portato quasi all’estinzione i rinoceronti neri (Diceros bicornis) e sta minacciando anche quelli bianchi  (Ceratotherium simum). Nel 2016 i bracconieri hanno ucciso almeno 1.100 rinoceronti sudafricani, nel 2015 erano stati uccisi 1,175 rinoceronti. L’ultimo clamoroso episodio è avvenuto a fine febbraio, quando i bracconieri hanno fatto irruzione nel Thula Thula Rhino Orphanage, un rifugio per la riabilitazione di rinoceronti ed altri animali, uccidendo due cuccioli di rinoceronte per prelevare i loro piccoli corni.

Per questo la Watts denunia: «Il commercio lecito di corni di rinoceronte non è il modo per fermare il bracconaggio di rinoceronti. Quel che fa è solo stimolare la domanda e fornire una copertura al  commercio illegale. Legalizzare il commercio di avorio, per esempio, non ha saturato il mercato, ma ne ha incoraggiato il consumo  e in seguito il bracconaggio del gli elefanti è salito alle stelle».

Negli ultimi anni, nei paesi asiatici sono emersi nuovi utilizzi dei corni di rinoceronte, come in Vietnam dove viene utilizzato come afrodisiaco, per il post-sbornia e come improbabile medicina anti-cancro. Grazie alla pressione internazionale, il governo comunista vietnamita sta rivedendo le leggi per rafforzare le sanzioni per i reati contro la fauna selvatica.

Inoltre, anche grazie a campagne come “Nail Biters” di of WildAid, sempre più cinesi e vietnamiti – i più grandi consumatori/trasformatori di corni di rinoceronte – sanno che il corno di rinoceronte non può avere niente di miracoloso, visto che è composto di cheratina, la stessa sostanza dei capelli e delle unghie degli esseri umani. Secondo un sondaggio di WildAid, mentre nel 2014 ne era a conoscenza solo il 19% dei vietnamiti, nel 2016 ben il 68%  sapeva che i corni di rinoceronte sono fatti di cheratina.

Il problema è che il corno di rinoceronte vale più dell’oro e che il bracconaggio e il commercio illegale sono in mano a potenti ecomafie che gestiscono il traffico tra Africa e Asia.

Su The Dodo, la Watts conclude: «Non esiste realisticamente un modo per mantenere sotto controllo la catena del commercio dei corni di rinoceronte e impedire che siano trafficati all’estero. Non ci dovrebbe essere nessun mercato legale di corni finché ci sarà il  bracconaggio di rinoceronti, il commercio illegale e la domanda dei consumatori sono fuori controllo».

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