Ci siamo quasi, gli astronomi stanno per mostrarci la prima foto di un buco nero!
Grazie a 8 radiotelescopi puntati su due buchi neri sono stati raccolti 10 Petabyte di dati, salvati in oltre mille hard disk. Nel 2018, al termine dell’analisi, potremo finalmente vedere come sono fatti questi misteriosi e affascinanti oggetti celesti.
di Andrea Centini
scienze.fanpage.it
Nella notte dell’11 aprile 2017 si è conclusa la prima fase operativa di una delle missioni più ambiziose e affascinanti nella storia dell’astronomia: ottenere l’immagine di un buco nero. Il progetto di ricerca, chiamato Event Horizon Telescope (Eht), ha coinvolto otto potentissimi radiotelescopi posizionati in tutto il globo, che hanno puntato le loro sensibili antenne verso due buchi neri supermassicci. Il primo, chiamato Sagittarius A*, ha una massa 4 milioni di volte superiore a quella del Sole e si trova al centro della Via Lattea, mentre il secondo, sito nel cuore della galassia M87, è un vero e proprio ‘mostro’ con una massa stimata in 6 miliardi di volte quella solare.
Gli strumenti, controllati dagli astronomi di vari istituti come l’Università di Harvard, l’Osservatorio del MIT ‘Haystack’ di Westford e l’Istituto Max Planck in Germania, a causa delle condizioni meteo hanno avuto a disposizione soltanto cinque notti di cielo cristallino, nell’arco dei dieci giorni previsti per lo studio. Sono state sfruttate al massimo con la raccolta di ben dieci Petabyte di dati, che sono stati salvati su oltre mille dischi rigidi. La mole di dati è così grande che ci vorranno mesi prima di passarla al setaccio; basti pensare che la prima vera e propria immagine del buco nero è attesa per il 2018. I tempi lunghi sono legati anche al fatto che gli hard disk di uno degli otto strumenti coinvolti, il South Pole Telescope, potranno essere recuperati soltanto in ottobre, a causa delle proibitive condizioni invernali del continente antartico.
Ma cosa sperano di osservare gli astronomi? L’immagine finale dovrebbe mostrare il cosiddetto orizzonte degli eventi, il ‘bordo’ di un buco nero. In base alla Teoria della relatività di Einstein ciò che gli astrofisici si aspettano di osservare è una massa scura circondata da un anello luminoso, in parte come è stato riprodotto nel film Interstellar. Piuttosto che un anello completo, a causa dell’effetto doppler dovrebbe essere visibile una mezzaluna molto luminosa, composta dalle particelle e dai gas accelerati dall’immensa forza di gravità scatenata dal buco nero. I risultati di questa spettacolare missione scientifica potrebbero mettere in discussione la stessa teoria di Einstein; non ci resta che attendere il completamento dell’analisi dati.
[Illustrazione di ESA]