Tumori: per la prima volta decessi in calo in Italia

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Tumori: per la prima volta decessi in calo in Italia

Per la prima volta in Italia si registra un calo delle vittime. Un progresso reso possibile grazie anche alla definizione del profilo molecolare della malattia con test specifici. Nel melanoma la mutazione genetica è presente nel 50% dei pazienti. Al Ministero della Salute convegno nazionale sulle nuove frontiere della lotta al cancro
di IRMA D’ARIA
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Identificare e colpire esattamente quel tumore con le sue specifiche caratteristiche che lo rendono geneticamente unico e diverso dal tumore di un’altra persona anche se colpisce lo stesso organo. E’ anche grazie a questa strategia d’attacco che per la prima volta in Italia i decessi per tumore sono diminuiti: 1.134 morti in meno registrate nel 2013 rispetto al 2012. Merito di una maggiore adesione ai programmi di screening, dell’efficacia delle campagne di prevenzione e anche dell’oncologia di precisione che ha determinato una vera e propria rivoluzione del modo di “pensare” il cancro.  A questo nuovo approccio l’Associazione Italiana di Oncologia Medica dedica un convegno nazionale che si svolge oggi al Ministero della Salute.

Diagnosi e terapie su misura. L’obiettivo dell’oncologia di precisione è quello di individuare le singolarità genetiche dei diversi tipi di tumore, per impostare la cura in rapporto alle esigenze di ogni paziente.  “In un paese in cui tante cose vanno male” ha dichiarato Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom “nell’oncologia ci sono segnali positivi perchè per la prima volta in tutto il mondo si sta riducendo l’incidenza dei tumori e in Italia si è ridotta anche la mortalità.  Il nostro paese, inoltre, ha il più alto tasso di sopravvivenza in Europa anche se purtroppo a macchia di leopardo”. Infatti, in diciassette anni (1990-2007) i cittadini che hanno sconfitto il cancro nel nostro Paese sono aumentati del 18% (uomini) e del 10% (donne). “Oggi sappiamo che non esiste ‘il’ tumore ma ‘i’ tumori e che la malattia si sviluppa e progredisce diversamente in ogni persona. Perché il paziente possa ricevere una terapia di precisione sono necessarie una diagnosi accurata e una definizione del profilo molecolare della malattia con test specifici. La diagnosi può essere garantita attraverso il lavoro di laboratori di qualità in grado di fornire risultati standardizzati che supportino il lavoro dei clinici”. L’oncologia di precisione cambia anche il concetto di appropriatezza, diventa cioè necessario verificare se il paziente riceva il test molecolare e la terapia indicati. “In questo modo” prosegue Pinto “si possono ottenere risparmi notevoli per il sistema evitando trattamenti inutili e le conseguenti tossicità per i pazienti”.

Il caso del melanoma. Oggi sono disponibili terapie mirate per alcuni dei tumori più frequenti (colon-retto, seno, polmone e stomaco). “All’identificazione di un fattore molecolare con ruolo predittivo deve far seguito una terapia mirata, perché questo è l’unico modo di migliorare l’aspettativa di vita dei malati” ha sottolineato Paola Queirolo, responsabile del Disease Management Team Melanoma e Tumori cutanei all’Irccs San Martino Ist di Genova. Un caso esemplare è quello del melanoma che fa registrare ogni anno nel nostro Paese quasi 14mila nuovi casi. “In questo tumore della pelle” prosegue l’esperta “funzionano trattamenti a bersaglio molecolare che agiscono su specifiche alterazioni a carico del Dna della cellula tumorale. In particolare circa il 50% dei pazienti presenta la mutazione del gene BRAF-V600. Prima dell’arrivo di queste armi innovative, la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. Queste nuove molecole hanno aperto un ‘nuovo mondo’ non solo in termini di efficacia e attività ma anche di qualità di vita per la bassissima tossicità e la facile maneggevolezza”. Lo dimostrano i risultati ottenuti con l’utilizzo dei Braf-inibitori che hanno indotto gli specialisti a parlare di un ‘effetto Lazzaro’: “Con questi nuovi farmaci eseguendo la Pet già dopo pochi giorni di trattamento sono visibili i risultati” ha spiegato Queirolo. Dati altrettanto incoraggianti si ottengono anche con le terapie in combinazione ??? con una sopravvivenza media a tre anni del 70%. E la ricerca va ancora avanti: “Proprio in questi giorni sta partendo presso il nostro centro uno studio che valuta una tripla combinazione con Braf inibitori, Mek inibitori e anti-Pd 1. Le terapie si sono dimostrate talmente efficaci che passeremo dalla Fase I direttamente alla fase III”.

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