Equinozio di primavera, che cos’è e quando cade
Perché l’inizio della bella stagione quest’anno cade il 20 marzo, e non il 21? E perché da oggi in poi andremo incontro ai mesi più caldi dell’anno? Alcune curiosità sul giorno che di solito si aspetta da tutto l’inverno.
Il 20 marzo, alle 03.50 ora di Greenwich (04:50 ore italiane) inizia ufficialmente la primavera. In quel momento esatto il Sole attraversa uno dei due punti, nella sfera celeste, in cui l’eclittica e l’equatore celeste si intersecano: il cosiddetto punto vernale o equinozio di primavera (l’altro corrisponde all’equinozio d’autunno). Il Sole apparirà perfettamente allo zenit per un osservatore posto all’equatore, e la durata del dì sarà pari a quella della notte: 12 ore esatte.
Verso il caldo. Oggi il terminatore o zona crepuscolare, la linea immaginaria che divide la zona d’ombra da quella illuminata del nostro pianeta, collegherà esattamente i due poli terrestri e apparirà verticale.
Da ora fino a settembre, andrà inclinandosi progressivamente regalando luce e calore solare all’emisfero settentrionale (il nostro) a scapito di quello meridionale: per noi, vorrà dire l’inizio della bella stagione, il susseguirsi di primavera ed estate.
L’uomo e i calendari: una relazione complicata
Nonostante questa necessità di correzione, il calendario gregoriano è quello che, storicamente, funziona meglio. Il primo a tentare una sistematizzazione simile a quella attuale fu, nel 46 a.C., Giulio Cesare, che incaricò l’astronomo Sosigene di Alessandria di rimettere in pari le date rispetto alle stagioni (l’equinozio primaverile cadeva, tanto per capirci, all’inizio dell’inverno). Si stabilì che il 46 a. C. avesse 445 giorni; il caos precedente era tale che quello fu detto ultimus annus confusionis. Sisogene definì un anno di 365 giorni, con un anno bisestile ogni 4: era il calendario giuliano.
Sotto Augusto furono apportate piccole modifiche: il 5° mese fu dedicato a Giulio Cesare (iulius, luglio) e il 6° Augusto lo dedicò a se stesso (augustus, agosto). L’anno iniziava a marzo: settembre, ottobre, novembre e dicembre sono così chiamati perché erano il 7°, l’8°, il 9° e il 10° mese dell’anno latino.
Il calendario giuliano fu riformato da papa Gregorio XIII (calendario gregoriano): dato che un anno solare effettivo dura 365 giorni + 5 ore e 48′, nei secoli questo scarto aveva fatto cadere l’equinozio primaverile l’11 marzo, con un anticipo di 10 giorni. Per andare in pari fu presa una misura drastica: la gente si coricò la sera del 4 ottobre del 1582 e si risvegliò… il 15 ottobre.
Per raffinare la durata media dell’anno, poi, furono soppressi i bisestili degli anni centenari non multipli di 400 (il 2000 è stato bisestile, ma il 2100, il 2200 e il 2300 no).