L’incredibile “urlo delle api”, segno di spavento o sorpresa (VIDEO)

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L’incredibile “urlo delle api”, segno di spavento o sorpresa (VIDEO)

Si pensava fosse un “segnale di stop” invece è molto più diffuso e persistente al centro dell’alveare
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Un segnale delle api (Apis mellifera) , che finora si pensava utilizzassero nell’alveare per evitarsi l’un l’altra e per segnalare  la posizione del cibo, potrebbe anche essere una risposta a uno spavento o a una sorpresa. A dirlo è lo studio “Long-term trends in the honeybee ‘whooping signal’ revealed by automated detection”, pubblicato su PlosOne da  Michael Ramsey, Martin Bencsik e Michael Newton del Dipartimento di fisica e matematica della Nottingham Trent University

I ricercatori britannici hanno monitorato le vibrazioni che intercorrono tra le api nel tentativo di saperne di più sul “segnale di stop”, utilizzato dagli insetti per avvertire la colonia di potenziali pericoli al di fuori dell’alveare e sostengono che «Il segnale, che appare come un suono “convulso”, avviene in molti casi in cui non è puramente inibitorio. Questo comprende, regolarmente, quando le api vengono sorprese o spaventate da stimoli involontari».

Il segnale di stop è un messaggio vibrazionale pulsante che si credeva venisse diretto alla  api che svolgono la “danza del ventre”: il metodo attraverso il quale condividono le informazioni sulla posizione del cibo con gli altri membri della colonia.  Ma i ricercatori della Nottingham Trent University hanno scoperto che «Questo segnale si verifica troppo spesso – e nel momento sbagliato della giornata – per poter svolgere soltanto una funzione inibitoria».  A quanto pare, «La stragrande maggioranza di tali segnali si verifica durante la notte – quando non ci sarebbero danze del ventre in corso – con una riduzione netta verso mezzogiorno, quando si verificano diverse danze del ventre».

Dallo studio emerge un dato incredibile: in casi, all’interno di una piccola area della colonia, il segnale viene prodotto più di cinque volte al minuto, per diversi giorni consecutivi.

Gli scienziati sono stati in grado di dimostrare che «Il segnale si verifica puntualmente a seguito di collisioni accidentali tra le api all’interno dell’alveare, suggerendo che si tratta di una risposta involontaria di trasalimento a uno stimolo di sorpresa, come l’essere atterrato su da una compagna o caduto all’interno dell’alveare. I livelli elevati del segnale durante la notte potrebbe essere dovuti all’aumento del numero di api all’interno dell’alveare in quel momento».

Inoltre, lo studio ha riscontrato  picchi di segnale quando il tempo è particolarmente brutto e le api non possono lasciare l’alveare. Il team britannico sottolineano che  «E’ noto che le api utilizzano segnali vibrazionali per trasferire informazioni tra di loro attraverso il l’alveare».

Il nuovo studio è il primo ad aver utilizzato con successo un monitoraggio automatizzato a lungo termine e non invasivo de i messaggi vibrazionali delle api nel cuore delle loro colonie.  I ricercatori britannici ci sono riusciti inserendo sensori vibrazionali ultra-sensibili chiamati accelerometri nel centro del favo di due alveari nel Regno Unito e in Francia, registrando così continuamente per un anno l’ampiezza e la frequenza vibrazionale. Un software per computer che hanno realizzato da soli ha poi permesso al team di effettuare la scansione di un intero anno di registrazioni per rilevare le pulsazioni specifico che stavano studiando.  Hanno anche sviluppato un osservatorio per poter girare video delle api in tempo reale insieme alle registrazioni vibrazionali sonore. E’ così che hanno constatato che lo stesso segnale può essere suscitato in massa agitando delicatamente l’alveare o bussandoci sopra

Bencsik sottolinea: «E’ così che abbiamo  scoperto che questo segnale è notevolmente comune, molto  più di quanto si pensasse. Gli scienziati in passato avevano analizzato questo segnale in circostanze artificiali, quindi erano sicuri che le api sotto esame stavano cercando di inibire le altre api.  Nel nostro studio non abbiamo manipolato in qualsiasi maniera le nostre api, e questo ci ha rivelato i risultati del tutto inaspettati, fornendo nuove interpretazioni, ma anche sollevando ancora più mistero intorno a questo breve  impulso vibrazionale delle api. Noi crediamo che solo in un piccolo numero di casi venga utilizzato come segnale inibitorio e, pertanto, abbiamo proposto un nuovo nome: “whooping signal”».

Michael Ramsey conclude: «Grazie al nostro lavoro stiamo ampliando la comprensione della comunicazione delle api. Questo impulso vibrazionale era originariamente conosciuta come “begging signal”, dato che si credeva fosse una richiesta di cibo, poi si è pensato che fosse un “segnale di stop” puramente inibitorio. Ora abbiamo fatto questo un ulteriore passo avanti. Questo dimostra quanto siano promettenti i nstri metodi, che possono essere utilizzati come un percorso di monitoraggio sensibile e per la valutazione dello stato delle colonie di questi impollinatori estremamente importanti».

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