E’ davvero possibile predire l’autismo nel primo anno di vita?

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E’ davvero possibile predire l’autismo nel primo anno di vita?

Un team di ricercatori ha predetto l’insorgenza dell’autismo prima del secondo anno di vita in 8 bambini ad alto rischio su 10. Ma la prudenza è d’obbligo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) nel mondo un bambino ogni 160 riceve la diagnosi di disturbo dello spettro autistico (Ads). Se poi il bambino è ad alto rischio, cioè ha un fratello maggiore affetto, avrà 1 probabilità su 5 di sviluppare una sindrome autistica a sua volta.

Molto raramente però la diagnosi arriva prima dei 2 anni. Oggi l’analisi computerizzata di centinaia di risonanze magnetiche ha permesso ai ricercatori della University of North Carolina (Unc) di Chapel Hill (Usa) di anticipare la diagnosi in bambini ad alto rischio entro il primo anno di vita. Lo studio, pubblicato ieri da Nature, fa sperare che una diagnosi precoce sia possibile e che costituisca la premessa per l’attuazione di terapie più efficaci.

Per le conoscenze attuali non è possibile diagnosticare l’autismo prima del secondo anno di vita, quando nel bambino cominciano a manifestarsi le prime anomalie comportamentali, come il mancato contatto visivo. Nella maggior parte dei casi, infatti, non è possibile rintracciare una causa genetica univoca né finora erano stati identificati biomarcatori in grado di predire lo sviluppo di un disturbo autistico dei primissimi mesi di vita.

Secondo gli esperti, però, una diagnosi precoce potrebbe essere cruciale perché permetterebbe di intervenire sullo sviluppo del cervello del bambino nel periodo di massima plasticità, prima che il disturbo autistico si manifesti.

Per questo motivo il team di ricerca di Joseph Piven, psichiatra alla Ucn e autore dello studio, lavora sulle immagini del cervello di bambini ad alto rischio fin dagli anni ’90.

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